► 2 – Qual è l’obiettivo della Psicoterapia?
2- La Psicoterapia è costituita da un insieme articolato e vario di modelli di approccio alle situazioni di disagio o sofferenza della persona, della coppia, della famiglia e dei gruppi. L’obiettivo principale che accomuna i diversi orientamenti è quello di attenuare o eliminare il disagio psicologico che può essere determinato da una problematica emotiva, o da uno stato di malattia.
Da una disregolazione della sfera emotiva possono derivare tutta una serie di disturbi: ansia, attacchi di panico disturbi di somatizzazione, instabilità dell’umore, disturbi dell’alimentazione ecc.; inoltre anche un qualunque stato di malattia può fare insorgere un disturbo psichico che contribuisce ad aumentare la condizione di sofferenza; l’obiettivo della Psicoterapia è quello di intervenire in tutti questi casi allo scopo di superare o diminuire la sofferenza delle persone.
► 3 – Quali sono le cause del disagio e della sofferenza originate da una condizione psicologica che persistono e non si risolvono?
3 – Ansia, panico, disturbi di somatizzazione, ipocondria, eccessiva instabilità dell’umore, conflitti familiari, problematiche di coppia, comportamenti autolesivi e fallimentari, disturbi dell’alimentazione, disturbi sessuali, abuso di sostanze, ecc. sono tutte circostanze che causano disagio e sofferenza nelle persone. Ma queste condizioni e comportamenti, a loro volta sono favoriti o causati da uno stato psicologico fortemente conflittuale o traumatizzato, come conseguenza dei più diversi fattori negativi, che nel corso della vita hanno interferito in modo significativo con i meccanismi evolutivi connessi alla costruzione della personalità.
► 4 – Malattia organica (Definizione ora sostituita da Condizione Medica Generale) o disagio psicologico?
4 – Quando si tratta di un disturbo somatoforme, il corpo diventa il teatro nel quale i sintomi entrano in scena per esprimere col disagio fisico, le problematiche psicologiche non consapevoli o non sufficientemente elaborate; per cui risulta evidente che in questo caso è opportuno affrontare la situazione mediante un approccio psicologico. Anche nelle malattie generalmente considerate in modo esclusivo di pertinenza biomedica – come si accennava più sopra, ad esempio le malattie causate da tutte le forme di traumatismo, da alcuni organismi viventi unicellulari o pluricellulari, da virus, da sostanze chimiche, da fenomeni fisici, ecc. – dato l’impatto emotivo che molte di esse provocano a chi ne è affetto e anche ai congiunti del paziente, possono determinarsi conseguenze psicologiche di forte disagio che hanno ricadute negative sia sul malato che sull’andamento della malattia, oltre che nell’ambito familiare e lavorativo.
► 5 – Quali sono i casi in cui è indicata una psicoterapia? Solamente per una sofferenza che non sia causata da una malattia che rientra nelle condizioni mediche generali?
5 – Le situazioni più consuete che necessitano di un trattamento riguardano i casi nei quali sussistano disagio e sofferenza causati da uno stato psicologico e sia stata esclusa una malattia organica (Malattia organica era una definizione ora sostituita da Condizione Medica Generale). Tuttavia accade molto frequentemente che i fattori psicologici abbiano una influenza rilevante sulle condizioni mediche, oltre al fatto che le malattie in generale (Condizioni Mediche Generali) hanno un impatto sullo stato psicologico delle persone; infatti questi fattori ( Psicologico e medico-biologico) interagiscono sempre, in quanto la persona è una e non sdoppiata e possono influire in modo significativo sul decorso di molte malattie.
In tutti questi casi la Psicoterapia costituisce una cura che oltre a essere essenziale nei casi in cui la fonte del disagio è psicologica, anche nelle ‘Condizioni Mediche Generali’ affianca in modo utile ed efficace le terapie mediche.
A questo punto bisogna dire che in questi casi si ricorre spesso anche all’utilizzo di farmaci che agiscono sui neurotrasmettitori, laddove effettivamente ciò si renda necessario o utile, soprattutto per le situazioni caratterizzate estrema ansia e da profonda depressione, o da eccessive oscillazioni tra euforia e sconforto, perché si ipotizza che il paziente sia dotato di un sistema neurofisiologico particolarmente suscettibile al panico, o allo squilibrio dell’umore.
Tuttavia esaurito l’effetto del farmaco – che comunque non attiva pensieri dotati di un determinato significato, ma nel migliore dei casi movimenta una propensione all’attivazione o attenua l’eccesso di attivazione che sfocia nell’ansia -, non si attivano i processi di significazione: la Psicoterapia pertanto, persegue l’intento di attivare appunto quei processi mentali di significazione che determinano pensieri specifici, i quali agiscono anch’essi sul cervello anche dal punto di vista fisiologico e anatomico, a costituire nuove e più adeguate connessioni tra i neuroni.
Quindi è necessario compiere un ulteriore lavoro di elaborazione approfondito per comprendere il senso che hanno avuto determinate esperienze di vita e mettere in ordine i pensieri; di conseguenza, acquisire la capacità mentale di regolare le emozioni e di interpretare i sentimenti.
Questa risignificazione del modo di concepire l’esistenza, permette l’acquisizione di una rinnovata capacità di regolazione emotiva e può fornire la spinta ad affrontare concretamente le situazioni che provocavano un eccesso di preoccupazione e ansia, con una maggiore determinazione
► 7 – I rimedi per i problemi psicologici e per i conflitti emotivi che ne sono alla base, che vanno a minare il proprio senso di identità, possono essere semplicemente pratici, per esempio cercare di imporsi delle decisioni e attivare la volontà di fare cose concrete?
7 – Spesso la persona che è alle prese con disagi relazionali, conflitti emotivi, problemi psicologici in genere che vanno a minare il proprio senso di identità, cerca soluzioni pratiche, consigli da seguire, conforto nelle confidenze a un amico; insomma ha già tentato molte strade per trovare un rimedio o almeno un sollievo alle sue preoccupazioni, indecisioni, fastidi o sofferenze: talvolta queste strategie sono sufficienti per uscire da un periodo di crisi, ma altre volte questi rimedi non bastano. Infatti il punto è che nella persona stessa sussistono dei fattori psicologici che impediscono di attuare quelle soluzioni pratiche o variazioni di prospettiva che teoricamente potrebbero risolvere o alleggerire i problemi.
L’attuazione di soluzioni innovative o quelle variazioni nel modo di progettare e di vedere le cose in un’ottica di cambiamento, è ostacolata, ad esempio, in quanto l’eventualità di una scelta imposta o adottata per compiacenza, per di più in modo sbrigativo, determinerebbe una definizione restrittiva dell’identità che l’individuo non è in grado di accettare, se non a prezzo di una forzatura, aumentando una labilità emotiva che lo esporrebbe a una reazione depressiva, che la farebbe di conseguenza precipitare in uno stato psicologico peggiore, quindi a una sofferenza ulteriore. Perciò la permanenza in un’area conflittuale con sé stesso e spesso anche con i congiunti, è il meno peggio, per quanto questo interferisca in modo importante sulla propria evoluzione; è come se nella fantasia il soggetto potesse mantenere viva la speranza di un avvento che potrà ribaltare le sorti di una vita difficile e insoddisfacente.
Allora è necessario poter trovare la forza e la determinazione per elaborare i motivi profondi che sono alla base del proprio disagio che impediscono di dare una stabilità alla propria identità; questo è un compito che può risultare molto difficoltoso, al punto da necessitare la richiesta di un aiuto psicoterapeutico
► 8 – È opportuno cercare di dimenticare i traumi?
8 – I traumi non possono essere dimenticati, si può cercare di reprimere la memoria o cercare di negarne la valenza dolorosa, ma al prezzo di distorcere a volte notevolmente la capacità di giudizio e di analisi della realtà psichica. Perciò il criterio più adeguato per favorire il superamento dei traumi, è quello di poterli ricordare, situando gli episodi che li hanno provocati, in una dimensione narrativa entro la quale comprendere quali sono stati i sentimenti coinvolti e il significato simbolico che hanno assunto per avere avuto il potere di suscitare angoscia e bloccare la propria evoluzione personale. In altre parole si tratta di elaborare questi eventi, in modo da trasformare positivamente gli accadimenti della propria esistenza, come patrimonio di esperienza vissuta che possa temprare, al posto di continuare a mortificare. La Psicoterapia è finalizzata al perseguimento di questi obiettivi quando siamo alle prese con traumi che non riusciamo a superare
In diverse situazioni come nei disturbi d’ansia, come nel disturbo da attacchi di panico, nei disturbi somatoformi ecc., il disagio si manifesta spesso nel corpo sotto forma di sintomi fisici; i sintomi in questi altri casi possono essere molto simili a quelli di diverse altre malattie:fatica cronica, irritabilità, nausea e disturbi addominali, disturbi gastro-intestinali parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio), sensazioni di sbandamento e di instabilità, contrazioni, tremori, dolenzie muscolari, sensazione di affaticamento, respiro affannoso, palpitazioni, battito cardiaco accelerato, vertigini, sudorazione, nausee, irrequietezza, sonno disturbato, difficoltà di concentrazione ecc.
È evidente che in questi casi la Psicoterapia consisterà in un trattamento necessario a portare il paziente a una presa di coscienza della relazione stretta fra il proprio stato emotivo e la percezione totalmente confusiva delle sensazioni provenienti dal corpo che bypassano il pensiero.
► 10 – La Psicoterapia è utile in molte situazioni conflittuali e per i deficit causati da traumi psichici?
10 – Naturalmente esistono molti casi nei quali il conflitto psichico provoca disagio e sofferenza: Le situazioni di cui ci occupiamo sono tutte quelle in cui è in atto un contrasto profondo tra ciò che la persona dichiara di desiderare e l’incapacità di ottenerlo a causa delle sue azioni che vanno in senso contrario a ciò che dichiara essere il proprio obiettivo.
A questo proposito qualche esempio: colui che desidera una famiglia ma continua a collezionare partners che regolarmente abbandona o dai quali viene abbandonato; intraprendere un’attività professionale o un ciclo di studi fortemente ambìti e lasciarli andare alla deriva per l’insorgenza di un’intima avversione verso i compiti che tali obiettivi richiedono; ripetute messe in atto di condotte autolesionistiche che allontanano sempre più l’individuo dal conseguimento di obiettivi desiderabili per una vita appagante o anche, per quanto egli raggiunga obiettivi che apparirebbero ai più come assai positivi, per il soggetto essi sono sempre insoddisfacenti. In quest’ultimo caso potremmo avere a che fare con situazioni traumatiche risalenti all’epoca infantile che hanno interferito sullo sviluppo della capacità di mentalizzare, ovvero di attribuire una significazione coerente ai propri vissuti emotivi.Traumi di questa natura, determinano una condizione che mantiene il soggetto legato a uno stato di malessere, costantemente ostacolato al suo interno da vissuti e comportamenti contraddittori, nei suoi tentativi di attuare quei cambiamenti che lo potrebbero guidare adeguatamente a scelte di vita più soddisfacenti.
La psicoterapia in questi casi è l’intervento specialistico d’elezione, la cui finalità nelle situazioni dove prevale il conflitto, è il superamento o l’attenuazione delle contraddizioni che bloccano un’ evoluzione psichica più armonizzata con la propria autenticità; mentre nelle situazioni in cui il traumatismo costituisce la fonte principale della sofferenza e della perdita di energia che servirebbe per proseguire nella propria evoluzione personale, l’obiettivo è l’attivazione della motivazione al ripristino o all’acquisizione della capacità di resistenza agli eventi stressanti della vita ( Incremento della resilienza). In entrambi i casi con la consapevolezza che le problematiche psicologiche necessitano di grande accuratezza e rispetto, sia dei tempi che nei modi, per essere affrontate efficacemente e condurre a un buon esito.
Attualmente si è cercato di rimettere tutto in moto per evitare una paralisi generale insostenibile, a cominciare dall’attività industriale, dove sembra che la produzione stia riprendendo a pieno ritmo, nel commercio con la progressiva riapertura dei negozi e dei centri commerciali, con il ritorno a scuola in presenza ecc.; per quanto si stia navigando a vista, data la persistenza dei contagi dovuti principalmente al succedersi delle varianti del virus e malgrado alcuni settori, da quello turistico, ma anche quelli della somministrazione, dello spettacolo e altri, si trovino ancora in sofferenza.
Situazioni che normalmente non inducono la paura, possono invece in questa circostanza suscitarla, maggiormente in chi è ansioso, ma data la situazione anche in chi non lo è.
Ad esempio durante i mesi del lockdown decretato a causa del covid-19, il centro commerciale, normale meta anche attrattiva e gradita da molti fino a prima della pandemia, luogo abituale di affollamento disinvolto, ha rappresentato uno dei più pericolosi luoghi di contagio, così pure le discoteche, i ristoranti, i bar, i teatri, i musei ecc. ecc.; insomma i luoghi della socialità, della ricreazione e della cultura fruita attraverso il piacere della bellezza condivisa, nel giro di qualche settimana hanno dovuto essere pensati come siti pericolosi da evitare o da frequentare con tutta una serie di limitazioni e precauzioni .
Tutto ciò ha creato uno stato di apprensione e inquietudine che si sta protraendo ormai da molti mesi nella popolazione e mentre la stragrande maggioranza delle persone ne riconosca la necessità e nonostante le decisioni sulle misure da prendere, più o meno restrittive, siano state oggetto di discussione spesso controversa a livello istituzionale, da più parti non sono mancate anche aspre critiche come conseguenza di uno stato reattivo all’angoscia, che gli esseri umani possono mettere in atto di fronte a situazioni di grave pericolo; in altre parole le contestazioni alle limitazioni quando hanno assunto i connotati di una protesta a tutto campo, è probabile che stessero a indicare una tendenza al rifiuto di riconoscere la realtà di un fatto traumatizzante.
Più in generale, al di là delle disposizioni dei DPCM, che raccomandano di tenersi a debita distanza gli uni dagli altri e di indossare le mascherine, soprattutto nei luoghi di incontro o dovunque ci sia un assembramento, anche all’aperto, si aggiunge che l’eventualità di un contagio può indurre una grande apprensione e perfino paura di doversi incontrare con parenti e amici, e di trovarsi a stretto contatto con loro, un vero e proprio stravolgimento delle consuetudini che fino a prima del covid-19 erano ritenute ovvie come gli abbracci o le strette di mano.
La socialità che è alla base delle relazioni tra le persone, è stata fortemente condizionata dalla paura del contagio al punto che il semplice incontrarsi per strada è stato vissuto come una minaccia, l’altro è stato visto con timore e sospetto in ogni luogo in cui ci si poteva imbattere in assembramenti, oppure semplicemente in fila in attesa del proprio turno. L’altro col quale si poteva anche solidarizzare adesso poteva essere l’untore; tutto ciò appare come se l’umanità fosse giunta sull’orlo di un precipizio.
Dai primi lockdown a oggi le cose fortunatamente sono molto cambiate, ma la ripresa della vita sociale con il ritorno a pieno ritmo della produzione, della scuola in presenza e della possibilità di frequentare i locali, non ha ripristinato una continuità con la situazione precedente. Limitazioni e quarantena hanno costituito quello che è stato definito come un esperimento sociale planetario, ovvero dal titolo di un articolo sul sito del World Economic Forum ‘ Il lockdown è il più grande esperimento psicologico del mondo e ne pagheremo il prezzo’. Nel medesimo articolo viene commentato che se da un lato il mondo si è dato da fare per curare e prevenire la pandemia approntando vaccini e farmaci, aumentando i turni nelle strutture sanitarie e allestendo anche ospedali da campo, dall’altro lato non vi è stato l’approntamento di una ‘seconda tenda’ per affrontare le conseguenze psicologiche della pandemia e delle restrizioni imposte che ne sono derivate.
Molte persone che sono dovute rimanere in quarantena, ancor più hanno manifestato disturbi psicologici con un incremento di sintomi da stress con umore depresso, ansia, irritabilità, instabilità emotiva, stress post traumatico; mentre le conseguenze più comuni sono state il calo dell’umore e l’irritabilità. L’entità di queste reazioni correlate allo stress, le cui conseguenze rimarranno per diverso tempo anche dopo la pandemia, è stata particolarmente elevata nei genitori che hanno dovuto affrontare la quarantena con i bambini, nei giovani in isolamento con didattica a distanza e di rilevanza ancor più grave negli operatori sanitari in stretto contatto con i pazienti.
È evidente che tutto ciò ha condizionato profondamente e quindi continuerà a influenzare per molto tempo i vissuti relativi allo ‘spazio interpersonale’, vale a dire lo spazio che è rappresentato da quella distanza che le persone mantengono tra sé e gli altri ed è lo spazio che manteniamo tra noi e gli altri per sentirci a nostro agio, il quale può essere modulato da fattori situazionali e da caratteristiche individuali.
Naturalmente al di là delle caratteristiche individuali, in questi anni di pandemia, i fattori situazionali sono stati preponderanti: ovvero la necessità di mantenere la distanza fisica tra le persone, le limitazioni alla socialità in quasi tutte le sue forme, le controversie sul green pass o i tamponi nei luoghi di lavoro, l’uso delle mascherine che occultano parte del volto, lo stress e l’ansia persistenti.
Il periodo angoscioso e complicato che stiamo vivendo ci impone di capire cosa stia succedendo nel profondo di noi stessi e per di più dobbiamo andare a vedere cosa accade nella vita concreta delle relazioni. Che cosa ne facciamo del nostro essere in relazione, tenuto conto dei cambiamenti indotti dalle limitazioni alla vita sociale imposte dalla pandemia e di conseguenza il fatto di avere aumentato in modo massiccio il ricorso alla connessione coi dispositivi digitali in ogni settore della nostra vita: relazioni con la famiglia allargata, smart working, didattica a distanza ecc? In una fase storica nella quale in occidente sono franate le grandi ideologie, senza che siano state in grado di attenuare la conflittualità tra gli stati e le fedi storiche sono ridotte a una luce flebile, le leggi del mercato e l’individualismo imperante non consentono l’emersione di una spinta collettiva che possa possedere la potenzialità trasformativa per mitigare le contraddizioni presenti in tutto il mondo. Attualmente i processi globali in corso fanno si che l’individuo si trovi inserito in un labirinto di ‘affollate solitudini’ per cui fatica a sentirsi parte di una collettività e il vuoto che egli percepisce tra sé e gli altri si traduce in un senso di impotenza; si è potuto constatare che le contraddizioni si sono evidenziate anche nella pandemia da Covid-19 non solo per l’impreparazione delle organizzazioni sanitarie, ma soprattutto con il procedere in ordine sparso da parte dei vari stati e con gli egoismi nazionalisti, specialmente nella fasi iniziali, anche se successivamente, per fortuna, la situazione è migliorata dietro la spinta del numero enorme dei contagi e il dramma delle morti.
La necessità di una ripresa vitale dopo il trauma planetario della pandemia da Covid-19 può rappresentare anche la possibilità di mettere in atto un processo, che parta per ognuno da una scelta individuale, che offre l’occasione di un recupero radicale del valore della propria soggettività a partire dal dramma comune. Ciò è reso possibile cercando di sintonizzarci e di immedesimarci con il modo in cui oltre a noi, altre persone hanno vissuto gli accadimenti di questo periodo:chi ha avuto il dolore della perdita delle persone care, coloro che si sono ammalati gravemente, chi ha perso il lavoro o lo ha diminuito e invece chi ha mantenuto o accresciuto le proprie condizioni economiche, chi non ha potuto avere accesso alle cure come nei paesi poveri. Siamo giunti a un punto in cui il rischio della dispersione dei singoli esseri umani e lo sfilacciamento della coesione sociale, richiede rimedi urgenti e un contributo a riattivare la connessione tra gli individui e la società, può essere fornito anche dalla capacità di immedesimazione empatica.
L’immedesimazione che è resa possibile dall’empatia, vale a dire la manifestazione umana specifica del nostro essere in relazione con gli altri, si esprime su diversi livelli di consapevolezza e responsabilità, relativamente alla capacità di condividere l’esperienza emotiva e mentale degli altri individui. Se consideriamo una qualità evoluta di empatia, che condensando sia aspetti cognitivi che affettivi positivi promuove la vita sia propria che dell’altro, ci riferiamo a un genere di empatia che si esplica nella capacità di apprezzare il fatto che anche le altre persone sono dotate di una mente e vivono emozioni e sentimenti. Un assetto mentale che si avvale della capacità della mente di immaginare quindi di immedesimarsi, superando le differenze tra le persone e di costruire connessioni tra la propria esperienza e quella degli altri; un orientamento della nostra mente che apre a una comprensione più profonda di Sé in relazione agli altri e al mondo.
In questo modo è possibile ampliare e approfondire grandemente il nostro proprio vissuto e quindi acquisire una più ampia conoscenza di noi stessi e una maggiore consapevolezza della nostra esperienza di vita.
Per una più ampia trattazione del tema in oggetto vedi nella sezione ‘Approfondimenti’
Le consultazioni, in genere focalizzate su una singola questione momentanea, scelta di un ciclo di studi, cambio di lavoro, preoccupazioni nell’educazione dei figli, nella relazione con il partner, per i sanitari nella gestione dello stress derivato dall’impatto quotidiano con i malati ecc. ; le consultazioni hanno una durata di alcune sedute, tre o quattro fino a una dozzina.
Le terapie brevi che hanno una durata di qualche mese, anch’esse generalmente focalizzate su problematiche circoscritte, però più complesse, perché comportano un vero e proprio blocco in riferimento alle decisioni da prendere, inoltre hanno conseguenze molto importanti sulla propria vita e a volte anche su quella dei congiunti.
Infine le psicoterapie psicoanalitiche di più ampio respiro che possono durare qualche anno, in quanto gli obiettivi sono più generali, oltre a quelli di superare blocchi evolutivi e conflitti psicologici profondi, riguardano la necessità di indagare a fondo le proprie modalità di pensiero e di ragionare sul senso che si attribuisce alle proprie scelte di vita; perciò un’importanza fondamentale è data dall’indagine approfondita dei moventi inconsci che orientano la propria esistenza:
Naturalmente, orientarsi per un trattamento piuttosto che un altro dipende dall’entità e dalla profondità del problema, perché le cause di quello che può apparire come il medesimo sintomo, ovvero un impedimento nella sfera sessuale, un disturbo d’ansia, un disturbo di somatizzazione, uno stato depressivo, forte indecisione su come orientarsi nella vita ecc. può avere molteplici cause: per fare un esempio banale, nelle malattie organiche la febbre è uno dei sintomi indicante che l’organismo è ammalato, ma non dice nulla della malattia: influenza, polmonite, sepsi ecc.
Al di là della funzione terapeutica, necessaria per le più varie problematiche psicologiche, un trattamento Psicologico può essere un’ esperienza interessante e utile non solo in situazioni di emergenza o di conflittualità, ma anche per acquisire un metodo per approfondire o per meglio affrontare le questioni complesse della vita.
Le foto utilizzate su questa pagina del sito sono state realizzate da Lucia Caccia e sono di sua proprietà.