Preoccupazione, attesa apprensiva, irrequietezza, facile affaticabilità,
difficoltà a concentrarsi, tensione muscolare, irritabilità, sonno disturbato,
chi non ha mai provato nel corso della propria esistenza queste sensazioni?
Magari non proprio tutte, ma certamente una buona parte; ebbene allora possiamo
ben dire che l’ansia è un’esperienza che fa parte della vita, dunque fin qui
stiamo parlando di qualcosa di normale. Tuttavia le persone non sono tutte
ansiose allo stesso modo: alcune sembrano imperturbabili di fronte a situazioni
che per altre sarebbero fonte di grande preoccupazione. Per alcuni assumersi
delle responsabilità in ambito lavorativo è qualcosa di stimolante, ad altri
provoca assillo e timore di non farcela; alcuni esigono la propria libertà di
movimento, una marcata differenziazione dalla famiglia d’origine e apprezzano
il desiderio di autonomia dei figli, altri necessitano di mantenere uno stretto
rapporto con i congiunti allo scopo di rassicurazione, sono costantemente
preoccupati per la loro salute e spesso impensieriti dal timore di disgrazie o guai che potrebbero
capitare ai figli; persino i problemi economici possono sollecitare
un’attivazione costruttiva in alcuni o
essere affrontati con tranquilla rassegnazione da altri, oppure per altre
persone costituiscono solo motivo di scoramento e affanno.
Ognuno di noi possiede il proprio livello di ansia individuale, per cui può
reagire in modo diverso dagli altri ai più vari eventi della vita. Le persone
definite ansiose vivono in modo stressante molte più situazioni della vita,
rispetto alle persone meno ansiose, le quali affrontano le medesime situazioni
con minore apprensione o addirittura con piacere; questo dipende dai nostri pensieri, ovvero da come la nostra
mente elabora le esperienze di vita.
Dalle neuroscienze, che oggi vanno molto a braccetto con la psicologia,
sappiamo che ogni persona possiede un cervello che per quanto sia simile a
quello degli altri individui riguardo alla sua struttura e alle sue funzioni
generali, a livello delle reti microscopiche che caratterizzano le connessioni sinaptiche tra i neuroni ( che
sono le cellule che compongono il cervello) si situano le differenze
sostanziali che fanno di ciascuno di noi un individuo con la propria
personalità. Le differenze derivano dall’azione combinata dei geni che ereditiamo
dai nostri genitori e dalle esperienze che facciamo nel corso della vita, che
agiscono soprattutto sulle connessioni sinaptiche.
Naturalmente quanto è stato detto pone implicitamente la questione di dove
andiamo a collocare la linea di confine tra le reazioni individuali che
definiremmo di ansia e quelle cosiddette normali. I sistemi classificatori
attuali, si basano sull’enumerazione di sintomi ( irrequietezza,
affaticabilità, difficoltà di concentrazione, vuoti di memoria, tensione
muscolare, alterazione del sonno), sulla presenza di ansia e preoccupazione
eccessiva al riguardo di diversi contesti, quello lavorativo, scolastico,
familiare, quasi ogni giorno e difficoltà di controllare il livello di
preoccupazione. Allora si definisce ansia come disturbo in senso clinico,
quando tutto ciò accade di frequente, persiste per molto tempo e arriva fino al punto da causare un riduzione
significativa del funzionamento nei
contesti elencati ( lavorativo, scolastico, familiare) e altri ambiti
importanti.
Generalmente la paura e l’ansia si distinguono in due categorie: la
condizione di paura si verifica in relazione a una minaccia concreta, presente
in quel momento oppure che sta per verificarsi; invece l’ansia è una condizione
che si determina come conseguenza di una minaccia eventuale ma poco probabile,
inoltre meno identificabile; è qualcosa più legato ai pensieri, come
aspettativa mentale piuttosto che a fatti concreti, connessa più all’attività immaginativa
contrassegnata dalle fantasie che provocano inquietudine e timore. Stimoli che
normalmente non inducono la paura, possono invece in certe circostanze
suscitarla, maggiormente in chi è ansioso, ma anche in chi non lo è.
Ad esempio in questo periodo di covid-19,
la preoccupazione di poter essere contagiati può certamente aumentare il
carico di ansia per l’aspettativa che ciò possa avvenire, ma può anche
scatenare una paura molto intensa di frequentare il centro
commerciale, normale meta anche attrattiva e gradita da molti fino a prima della pandemia, oppure
può indurre a evitare di incontrare parenti e amici o di trovarsi a poca
distanza dalle altre persone; comportamenti
consueti e desiderati da sempre, ora creano apprensione e paura, al di là
delle disposizioni dei DPCM decretati per arginare i contagi.
Paura e ansia sono stati emotivi che ci permettono di percepire noi stessi
in modo conscio; rileviamo una minaccia in modo consapevole e allora la
risposta è un’emozione di paura, mentre il batticuore o un’immobilità
raggelante sono reazioni fisiche che dipendono da un processo fondamentale che
agisce inconsapevolmente. L’emozione cosciente che percepiamo come paura è il
risultato di una decodificazione di una data situazione che si basa sulle
esperienze memorizzate nel corso
dell’esistenza fin dall’infanzia; dunque questo processo può avvenire se il
cervello è in grado di utilizzare le funzioni cognitive per essere consapevole
di ciò che sta sperimentando momento per momento e interpretare le situazioni
in funzione del proprio equilibrio.
In conclusione per riassumere, l’ansia è definita come l’apprensione che
anticipa un pericolo o l’eccessiva preoccupazione per l’aspettativa di eventi
negativi futuri; questa condizione è associata a sentimenti di disforia, ovvero
alterazioni dell’umore come tristezza irritabilità e comportamento impulsivo
oltre a tutta una serie di sintomi fisici che si manifestano a seguito di uno
stimolo o di una situazione percepiti come pericolosi (Tra i sintomi somatici: palpitazioni
o accelerazione del ritmo cardiaco, aumento della sudorazione, nausea e altri
disturbi addominali, sensazione di soffocamento, vertigini, ecc.).
Emozione di base comune a tutti gli esseri viventi, l’ansia non è di per sé
un fenomeno anormale, ma diventa un problema qualora l’attivazione di questo
“stato d’allarme” dell'organismo risulta eccessiva, ingiustificata o
sproporzionata rispetto alla situazione che l'ha generata. Solo in questi casi
si può quindi parlare di “disturbi d’ansia”, alla base di diverse
problematiche che possono complicare notevolmente la vita di una persona,
ostacolando significativamente la capacità di affrontare anche situazioni
comuni.
L'ansia è comunemente associata a diversi altri
disturbi
Disturbi depressivi
Disturbo da attacchi di panico
Fobie
Abuso di sostanze
Disturbi dell’alimentazione
Disturbi sessuali
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