L’attacco di panico è un evento nel quale una persona percepisce l’improvviso insorgere di una sensazione di
intensa apprensione e angoscia, che esita in una condizione di paura e terrore,
talvolta come se dovesse incombere una catastrofe o la morte. Tutto ciò senza preavviso e
con l’impressione di non poter fare nulla per arginare la situazione, nel caso
dell’attacco di panico inaspettato; mentre in altri casi, l’attacco di panico è
quasi sempre causato da una situazione specifica oppure favorito dall’esposizione
ad alcune situazioni ( parlare in pubblico, andare in aereo, guidare in
autostrada, salire le scale, sottoporsi a risonanza magnetica chiusa ecc.).
Nel corso dell’attacco di panico si manifestano una serie di
sintomi: palpitazioni, tachicardia, difficoltà nella respirazione ( sensazione
di soffocamento ), sudorazione, disturbi gastrointestinali, tremore e
formicolii diffusi.
La sintomatologia, anche se all’inizio si esprime
soprattutto nel corpo, quasi sempre esita in una successione di paure: paura di
perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, sensazioni di essere
fuori dalla realtà e di essere staccati da sé stessi.
La prevalenza delle manifestazioni neurovegetative durante l’attacco
di panico, che evidenziano l’azione di fattori neurofisiologici nell’organismo
delle persone che ne sono colpite, fornisce una spiegazione dei fenomeni
psicofisici che avvengono nel corso dell’attacco, ma non individua la causa.
Spesso la discussione riguardo agli
attacchi di panico verte intorno alla questione se tali attacchi dipendano da
motivazioni psicologiche oppure se si tratti di fenomeni connessi a
disregolazioni puramente
neurobiologiche. A tale proposito è opportuno sottolineare che ogni evento che
interessa il vissuto di un essere umano è caratterizzato dal funzionamento del
substrato fisiologico del quale egli è dotato, compreso ovviamente il
funzionamento del cervello. Quindi anche tutto ciò che ha a che vedere con i
pensieri, i ricordi, i sentimenti e le emozioni, interessando principalmente le
funzioni del cervello, è costituito da un
insieme di fattori neurofisiologici; di conseguenza, certamente molte crisi di
panico hanno origine da fattori di natura psicologica.
A questo proposito vediamo di aggiungere
alcune considerazioni.
Proviamo ad evidenziare i diversi modi di
manifestarsi dell’angoscia: le diverse forme in cui essa si presenta si ritiene
che siano connesse alle varie connotazioni di significato che l’angoscia
assume, dal punto di vista della clinica psicodinamica.
Quando l’angoscia è avvertita
psichicamente, costituisce un primo livello di intensità dell’ansia.
Quando la manifestazione dei sintomi corporei è prevalente, l’ansia è motivata
dalla propria condizione somatica e il terrore diventa angoscia somatica
incontrollata che sfocia nello stato di panico (attacchi di panico).
Il DSM-V classifica tali manifestazioni
principalmente nei “Disturbi d’ansia”, ma occorre precisare che l’angoscia può
presentarsi in qualunque altro quadro morboso; per tale motivo si ritiene
opportuno approfondire lo studio degli aspetti patologici e delle funzioni
regolative che governano i meccanismi neuropsicologici dell’ansia.
Secondo i teorici della ‘regolazione e
autoregolazione degli affetti’ chi ha scarsa capacità di identificare ciò che
sente, soffre di un mancato passaggio delle emozioni da un livello
preconcettuale ad uno concettuale di organizzazione delle rappresentazioni
mentali; non riesce a modulare l’ansia con le fantasie diurne, con il gioco e
con i sogni, e ha risposte abnormi a livello dei correlati fisiologici delle
emozioni, il sistema nervoso autonomo (SNA) e il sistema neuro-immuno endocrino.
Il “sistema della paura”, così come viene
definito dalle neuroscienze ( J. LeDoux, 2002; M. Solms, O. Turnbull, 2004 ),
dispone di vie nervose che conducono direttamente dalla percezione del pericolo
da parte del soggetto, all’amigdala (una regione del cervello che governa le
reazioni alla paura sia istintiva che appresa), determinando una reazione
immediata primitiva che è la tipica risposta alla paura ‘attacco-fuga’. L’amigdala
riceve sia informazioni dirette che riguardano le risposte inconsce alla paura,
sia informazioni indirette che dipendono dall’analisi razionale consapevole di
ciò che ha provocato l’emozione della paura, tramite le connessioni con la
corteccia prefrontale.
Negli attacchi di panico prevale la
reazione immediata alla paura, per cui l’amigdala sollecita le risposte
inconsce alle situazioni percepite come pericolo, modulando le componenti somatiche
e viscerali delle emozioni, per esempio variando la frequenza cardiaca e
respiratoria, la dilatazione delle pupille ecc. bypassando il contributo della
corteccia frontale che permetterebbe di regolare la risposta emotiva e di
frenare le reazioni istintive. La via
talamo - corteccia - amigdala, infatti è quella riflessiva caratterizzata da
autoconsapevolezza, dalla coscienza di provare paura e dalla capacità di
attribuire un significato a tale reazione emotiva.
Nel caso in cui questi attacchi di
panico diventano ricorrenti, è opportuno potenziare le capacità di
regolare le reazioni emotive attraverso un lavoro psicologico con le seguenti
finalità: l’individuazione di eventuali memorie
traumatiche inconsce che hanno fissato la reazione di panico, l’ideazione di
strategie cognitive atte a organizzare risposte razionali che pongano un freno
alle risposte automatiche, incrementare la consapevolezza e la capacità
riflessiva allo scopo di individuare i pensieri e le situazioni che favoriscono
o sono connesse all’attacco di panico. Per queste complesse elaborazioni si
rende indispensabile rivolgersi all’aiuto dello psicologo .